Benjamin Lay

Ritratto di Benjamin Lay

Benjamin Lay (26 gennaio 1682 – 3 febbraio 1759) è stato un attivista inglese, considerato il primo abolizionista moderno[1].

Biografia

Una condanna della schiavitù scritta da Benjamin Lay nel 1737 a Filadelfia

Di religione quacchera, emigrò nel 1731 nelle colonie americane. Come Thomas Tryon – al quale si rifaceva direttamente – era stato mercante nei Caraibi, cercando di battersi contro lo schiavismo.[1]

Proseguì le sue battaglie in Pennsylvania, dove si dedicò all'apicoltura e alla coltivazione di ortaggi e canapa, impegnandosi anche a diffondere il vegetarianismo con gesti eclatanti. Lay non consumava cibi né indossava abiti che fossero costati la vita agli animali o che derivassero dal lavoro degli schiavi.[1]

I compagni quaccheri di Lay lo soprannominarono Irrepressible Prophet («profeta incontenibile»).[2]

Le efferatezze verso gli schiavi africani di cui era stato testimone nel periodo in cui viveva alle Barbados lo spinsero, nel 1738 – quarant’anni prima che nel mondo anglo-americano emergesse un vero movimento anti-schiavista – a pubblicare All Slave-keepers that keep the Innocent in Bondage, Apostates,[3] pamphlet in cui chiedeva la fine immediata e incondizionata della schiavitù in tutto il mondo.[4]

Note

  1. ^ a b c Erica Joy Mannucci, La cena di Pitagora, Roma, Carocci, 2008, pag. 85, ISBN 978-88-430-4574-7.
  2. ^ (EN) Roger A. Bruns, Benjamin Lay: The Exploits of an Ardent Abolitionist, National Historical Society., 1979.
  3. ^ https://web.archive.org/web/20180212142116/https://antislavery.eserver.org/religious/allslavekeepersfinal/allslavekeepersfinal
  4. ^ https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/il-piantagrane-storia-di-benjamin-lay/

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