Ippolito velato

Ippolito velato
Tragedia di cui restano frammenti
La morte di Ippolito
(Marmo di Jean-Baptiste Lemoyne senior, 1715)
AutoreEuripide
Titolo originaleἹππόλυτος καλυπτόμενος
Lingua originale
  • Greco antico
AmbientazioneAtene, Grecia
Prima assolutaTeatro di Dioniso, Atene
Personaggi
Teseo
Ippolito
Fedra
Nutrice
Atena, ex machina?
 
Manuale

L'Ippolito velato (Ἱππόλυτος καλυπτόμενος, Hippólytos Kalyptómenos) è una tragedia oggi perduta (ad eccezione di uno scarno numero di frammenti[1]) che venne messa in scena in data ignota, alcuni anni prima dell'Ippolito coronato, di cui costituisce, in effetti, la prima stesura.

Trama

L'opera, ambientata in Atene,[2] non ebbe successo per la scabrosità del tema trattato. In questa versione, infatti, si giustifica la lontananza del re con un viaggio in Tessaglia, mentre Fedra stessa, e non la Nutrice, si espone a rivelare al figliastro i propri sentimenti[3], forse suggerendogli addirittura di sostituire il padre alla guida del regno.
Al ritorno di Teseo, Fedra si straccia le vesti e dichiara che è stato Ippolito a tentare di violentarla, sicché Teseo esilia il figlio e lo maledice. Alla notizia della morte di Ippolito, travolto dai suoi cavalli, Fedra si impicca e la nutrice rivela a Teseo la verità, lasciandolo solo con i due cadaveri[4].

I motivi dell'insuccesso

Un atteggiamento spudorato di questo tipo, in una donna, doveva apparire scandaloso nella Atene di quei tempi. Aristofane definì polemicamente alcune eroine euripidee, alludendo anche a Fedra in questa sua prima versione, delle vere e proprie pórnai, delle volgari prostitute[5].

Dato l'insuccesso dell'opera, Euripide alcuni anni dopo ne scrisse una nuova versione, il Coronato,[6], depurandola dei motivi più "scandalosi" e rendendola, quindi, più apprezzabile agli ateniesi: l'amore di Fedra per Ippolito viene scatenato da un dio, assolvendo, quindi, Fedra da ogni colpa; inoltre non è lei a rivelare ad Ippolito i suoi sentimenti, ma si dimostra oltremodo pudica e virtuosa.[2] In questo modo Euripide poté registrare un grande successo al concorso tragico del 428 a.C., conseguendo una delle sue poche vittorie.

Note

  1. ^ All'incirca venti.Cfr. W. S. Barrett, Euripides. Hippolytos, Oxford, 1964, pp. 18–26.
  2. ^ a b Marina Cavalli, Lo spettacolo nel mondo greco, Milano, Bruno Mondadori, 2008, p. 118.
  3. ^ Una volta conosciuti i sentimenti della matrigna, Ippolito, per la vergogna, si copriva il volto con il mantello: questo spiega il titolo di Ippolito velato.
  4. ^ H. M. Roisman, The Veiled Hippolytus and Phaedra, in "Hermes", a. 127 (1999), n. 4, pp. 397-409.
  5. ^ Aristofane, Le Rane, v. 1043.
  6. ^ Il nome deriva dalla corona che Ippolito offre in dono alla statua della dea Artemide nel prologo.

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